Castello visconteo di Pagazzano

Museo della Civiltà Contadina

Oltre alla funzione difensiva, il castello di Pagazzano conserva intatti gli ambienti caratteristici della presenza costante nei secoli di un’economia agricola legata al territorio. Si tratta del maestoso torchio per l’uva, delle abitazioni del fattore, del nobile e dei coloni, insieme alle stalle, alle scuderie, ai granai, ai ricoveri di attrezzi, alla ghiacciaia.

La mostra che vi si svolge da alcuni anni coglie in pieno le caratteristiche peculiari di questi spazi e non è perciò lontana dal testimoniare che, con la presentazione degli antichi strumenti di lavoro, la “nostra storia” ora non è più così lontana. La mostra è arricchita da materiale proveniente da collezioni private e pubbliche e vanta fino ad ora circa 2000 pezzi. L’intento dei promotori di questa mostra è di studiare la possibilità di formare in un prossimo futuro all’interno del castello una esposizione permanente didattico-educativa.



 Museo Storico di Pagazzano e dei Castelli di Confine

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Nell’ala nord occidentale sono di recente stati restaurati la scuderia, il granaio e la rimessa. In questi locali sono state posizionate delle postazioni multimediali interattive che hanno lo scopo di illustrare al visitatore le fortificazioni della Bassa Bergamasca, la storia del Castello, i recenti restauri e il funzionamento del maestoso Torchio in legno del 1736. Nell’ala del granaio trova posto il Dialogo Impossibile, un animato dialogo tra Bernabò Visconti e il condottiero Bartolomeo Colleoni.

 

Museo Archeologico delle Grandi Opere (M.A.G.O.)

MODIFICA

La disponibilità della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia a pianificare di concerto con l’Amministrazione Comunale di Pagazzano l’esposizione temporanea e ciclica di una parte del patrimonio archeologico venuto alla luce durante gli scavi per la realizzazione della BreBeMi e di Alta Velocità, viene a completare l’offerta museale e culturale del Castello di Pagazzano. Il M.A.G.O. rappresenta un esempio di allestimento multimediale e flessibile in grado di consentire una attività espositiva ciclica e temporanea dei reperti archeologici rinvenuti nelle campagne di scavo preventivo condotte nelle aree interessate dai cantieri delle grandi opere in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia per offrire al pubblico la visibilità di questo grande patrimonio venuto alla luce negli scavi ora conservato nei depositi. Le numerose testimonianze archeologiche rinvenute, quali per esempio le aree cimiteriali dell’Età del Bronzo di Antegnate e di Caravaggio, agli insediamenti e alle necropoli di età romana di Antegnate, Bariano, Caravaggio, Fara Olivana, Treviglio, con chiari esempi di commistione culturale tardo celtica e romana e, infine, alle necropoli longobarde di Treviglio, di Caravaggio, frazione Masano e di Fara Olivana, che si connotano per le tipologie costruttive, quali la struttura tombale in legno, eccezionalmente ben conservata, di Masano e per i corredi funerari con reperti di particolare pregio e ricchezza di Fara Olivana,  esempi di necropoli longobarde tra i più importanti in ambito nazionale ed europeo, consentono infatti di  ricostruire il paesaggio e  l’ambiente dalla preistoria e protostoria.

Per maggiori informazioni.

STORICO delle PRINCIPALI MOSTRE che SONO STATE EFFETTUATE

Mostra ”Andy Warhol e l’Italian Pop”. 

Al Castello di Pagazzano dal 20 Marzo al 2 Maggio 2016.

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Andy Warhol nato Andrew Warhola Jr. (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987) è stato un pittore, scultore, regista, produttore cinematografico, direttore della fotografia, attore, sceneggiatore e montatore statunitense, figura predominante del movimento della Pop art e tra gli artisti più influenti del XX secolo. La pop art è un movimento artistico che è emerso a metà degli anni cinquanta in Gran Bretagna e all’inizio degli anni Sessanta negli Stati Uniti; la pop art ha presentato una sfida alle tradizioni d’arte includendo l’immaginario dalla cultura popolare come la pubblicità e le notizie. Il materiale oggetto dell’espressione artistica è, a volte, rimosso visivamente dal suo contesto noto, isolato, e in combinazione con materiale estraneo. Il concetto di pop art si riferisce non tanto all’arte stessa, quanto piuttosto agli atteggiamenti che la determinano. Questa nuova forma d’arte popolare è in netta contrapposizione con l’eccessivo intellettualismo dell’Espressionismo astratto e rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e anche ai linguaggi della società dei consumi. L’appellativo “popolare” deve essere inteso però in modo corretto. Non come arte del popolo o per il popolo, ma più puntualmente come arte di massa, cioè prodotta in serie. E poiché la massa non ha volto, l’arte che la esprime deve essere il più possibile anonima: solo così potrà essere compresa e accettata dal maggior numero possibile di persone. In un mondo dominato dal consumo, la Pop Art respinge la depressione dell’interiorità e dell’istintività e guarda, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l’uomo contemporaneo: il cosiddetto “Folclore Lates”. È infatti un’arte aperta alle forme più popolari di comunicazione: le tizique, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie. Il fatto di voler mettere sulla tela o in scultura oggetti quotidiani elevandoli a manifestazione artistica si può idealmente collegare al movimento svizzero Dada, ma completamente spogliato da quella carica anarchica, provocatoria e critica.

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